Non per le comunità ma con le comunità: i test di usabilità per Viareggio Futura

Tecnologie dal tocco umano

Non per le comunità ma con le comunità

I test di usabilità per Viareggio Futura

di Marco Sbardella | 30 09 2025

Di cosa parliamo in questo articolo?

Il progetto Viareggio Futura non porterà solamente alla scrittura di un progetto strategico per la città e alla realizzazione di un prototipo per renderlo fattibile: il suo prodotto più importante è la comunità che nasce intorno a questi strumenti, capace di appropriarsene, di utilizzarli e di farli vivere oltre i confini temporali della ricerca-azione. In questo senso, ciò che chiamiamo “prodotto finale” non è mai davvero finale: ha senso solo se diventa pratica quotidiana, se viene adottato, adattato e trasformato da chi vive e governa il territorio.

Da qui l’importanza dei test di usabilità, che non sono semplicemente procedure tecniche di verifica, ma imprescindibili strumenti politico-sociali di coinvolgimento. Testare significa includere, mettere in comune, trasformare utenti e stakeholder in co-progettisti. È qui che prende forma la comunità di Viareggio Futura: non una somma di individui, ma un laboratorio collettivo in cui si sperimentano nuove forme di relazione tra governance e cittadinanza.

In questa prospettiva, il rapporto tra scientia e usus — fondamento della metodica della Comunicazione Generativa — diventa decisivo: chi utilizza i prototipi (usus) non è destinatario passivo, ma portatore di una conoscenza tacita e preziosa che entra a far parte della ricerca stessa. È in questa interazione che Viareggio Futura trova la sua vera forza: non soltanto progettare il futuro, ma renderlo condiviso, praticabile e vivo.

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Se il prodotto finale non è la conclusione del progetto

Qual è il prodotto finale del progetto Viareggio Futura? La risposta più immediata sarebbe la seguente: un Progetto Strategico di Valorizzazione degli Aspetti Salienti e Distintivi di Viareggio Futura e un prototipo di strumenti e flussi, costruito a partire da InComuneLab, l’applicativo dell’Ambiente Integrato Atque. che abbiamo ideato e stiamo sperimentando per accompagnare governance, portatori d’interesse e cittadinanza in un percorso di co-progettazione del futuro della Città.

Ma questa risposta sarebbe parziale. Perché il vero risultato del progetto non sta tanto nei documenti, nei prototipi o nei report, quanto nel processo collettivo che li ha resi possibili e nella comunità che ne ha indirizzato la realizzazione.

Viareggio Futura nasce come una ricerca-azione con un orizzonte preciso: mettere a sistema la conoscenza diffusa del territorio, costruendo un patto comunicativo che superi i limiti della partecipazione episodica e troppe volte impotente e apra la strada a una democrazia più stabile e continuativa, una vera e propria democrazia partecipata.

Da qui deriva un’idea di prodotto finale che si fa, inevitabilmente, processo: uno strumento che ha senso solo se viene adottato, adattato, trasformato da chi lo ha utilizzato durante la realizzazione del progetto e lo utilizzerà a progetto finito. È un lascito che ha valore soltanto se diventa pratica quotidiana, se viene riconosciuto e fatto proprio da chi vive il territorio di Viareggio e da chi è chiamato ad amministrarlo.

“Viareggio Futura” in breve

Un progetto di ricerca-azione condotto dal Centro Ricerche sAu 

in collaborazione con

comune viareggio

Ambito di Intervento

Cultura e Società

Stiamo avviando un’indagine conoscitiva partecipata sul territorio di Viareggio per la redazione di un Progetto Strategico di Valorizzazione e Sviluppo della Città. Siamo al lavoro con un nucleo di portatori di interesse per favorire una riflessione aperta a tutta la cittadinanza sui tratti distintivi e valoriali dell’identità viareggina e sulla capacità delle imprese di progettare il futuro.

Per questo la sfida non si limita a costruire qualcosa che funzioni “in teoria”. Serve che i flussi, le interfacce e gli strumenti siano realmente accessibili e immediati, capaci di parlare non solo a chi conosce già il linguaggio della progettazione partecipata, ma anche a chi vi si avvicina per la prima volta. Il rischio, altrimenti, è consegnare un prototipo raffinato e teoricamente solido, ma inservibile nella vita quotidiana.

È chiaro, allora, che l’importanza di testare questi strumenti non si limita alla loro funzione comunicativa immediata. Perché le interfacce che abbiamo messo alla prova sono parte integrante di un ecosistema digitale più ampio, che si basa sull’Ambiente Integrato Atque e comprende anche le Officine e altri strumenti online in corso di sviluppo, a partire dal Punto Viareggio Futura Online. Insieme, questi elementi costituiranno il nucleo del prototipo che verrà consegnato come parte del prodotto finale del progetto Viareggio Futura. È per questo che la qualità dell’esperienza utente – in termini di chiarezza, accessibilità e immediatezza – assume un valore strategico. Stiamo infatti lavorando a un sistema coerente e integrato, pensato per accompagnare cittadini, istituzioni e stakeholder di varia provenienza geografica, culturale e politica, in un percorso di co-progettazione e generazione di beni comuni per il futuro della città, che ha senso di esistere solo se può essere sostenibile anche sul lungo periodo.

I test di usabilità sono per noi uno strumento di costruzione di comunità

È qui che entrano in gioco i test di usabilità che abbiamo realizzato e che continueremo a realizzare su tutte le componenti di InComuneLab. In Viareggio Futura, testare non significa semplicemente verificare che un sito o una piattaforma funzionino, che un bottone rimandi alla pagina giusta o che i testi siano leggibili. Significa soprattutto mettere alla prova la capacità degli strumenti di generare coinvolgimento reale, di includere e rendere protagonisti i cittadini, gli stakeholder, le istituzioni.

Il test diventa così un gesto di costruzione di comunità prima ancora che tecnico. È un modo per dire che nessun dispositivo di governance partecipata può funzionare se non è costruito insieme a chi lo userà. La prova tecnica si trasforma in pratica di partecipazione effettuale, concreta, sociale, un’occasione per riconoscersi come parte di una comunità che cresce intorno al progetto. In questa prospettiva, i test di usabilità sono essi stessi strumenti di costruzione di comunità: mettono in relazione, alimentano fiducia, rafforzano la consapevolezza collettiva. Perché sono basati sulla progettazione centrata sull’utente, come teorizzato da Donald Norman (2013) in The Design of Everyday Things, che richiede che le persone siano poste al centro del processo di progettazione. Questo principio diventa ancora più cruciale nei test di usabilità delle pagine web legate ad un progetto come Viareggio Futura, in cui la partecipazione attiva dei cittadini e dei portatori d’interesse è il fulcro di tutta la progettualità.

Il prodotto finale del progetto Viareggio Futura

Alla fine del progetto consegneremo alla comunità di Viareggio Futura non solo un Progetto Strategico, ma anche le indicazioni e gli strumenti (il prototipo) per farlo vivere, mettendo tutti nelle condizioni di essere co-progettisti del futuro della propria comunità.

Sta nascendo la comunità di Viareggio Futura

Parlare di comunità significa riconoscere che non si tratta di una semplice somma di individui coinvolti. È piuttosto un laboratorio collettivo, in cui cittadini, professionisti, amministratori, studenti e associazioni si ritrovano a sperimentare insieme nuove forme di relazione tra governance e cittadinanza.

La comunità di Viareggio Futura si costruisce anche nell’atto di testare e di usare gli strumenti del progetto. Non nasce da un invito astratto a partecipare, ma dal gesto concreto di provare un sito, di compilare un questionario, di segnalare un problema di leggibilità o di navigazione. Sono esperienze apparentemente minime che, sommate, diventano la base di una cittadinanza attiva, consapevole e corresponsabile.

In questa prospettiva, il valore non sta tanto nel prodotto quanto nel processo. La vera «generatività» risiede nella serie di scambi, tentativi e riscritture che rendono possibile la costruzione di un linguaggio comune. Il gesto tecnico — come testare un bottone, riscrivere un testo del sito, proporre una diversa organizzazione dei contenuti — non è mai solo un’operazione neutra di verifica funzionale. È un atto politico e sociale: un’occasione in cui i cittadini si riconoscono come parte di una comunità che prende forma nel fare insieme. Se i test non vengono letti come strumenti di controllo, ma come atti comunicativi, allora diventano vere e proprie scritture di servizio: pratiche minute e quotidiane che, pur partendo da micro-azioni tecniche, sedimentano senso condiviso e rafforzano la dimensione pubblica della partecipazione in una prospettiva di Scrittura Generativa.

Come abbiamo testato le pagine web e stiamo testando le Officine

Tra la fine di luglio e l’inizio di agosto, il gruppo di lavoro ha organizzato un primo test di usabilità sulle pagine web principali: quella di Viareggio Futura e quella di InComuneLab. Le sessioni si sono svolte online, in collegamento diretto con i partecipanti, che navigavano i siti condividendo lo schermo e “pensando a voce alta”. L’obiettivo era osservare non solo se riuscivano a completare i task assegnati, ma anche come interpretavano i contenuti, quali difficoltà incontravano, quali aspettative emergevano.

I task sono le attività che gli utenti devono svolgere durante il test, e rappresentano una simulazione di ciò che farebbero nel mondo reale. Per questo motivo, devono essere radicati nei reali bisogni e nei comportamenti degli utenti, e coerenti con gli obiettivi del sito. Come suggeriscono Rubin e Chisnell (2008) nel loro manuale Handbook of Usability Testing, i task devono essere plausibili, realistici e sufficientemente aperti da lasciare spazio a comportamenti autentici, ma abbastanza focalizzati da permettere al ricercatore di osservare ciò che serve davvero capire. Steve Krug (2014), in Don’t Make Me Think, sottolinea quanto sia importante che i task si concentrino su azioni concrete che gli utenti vogliono davvero compiere, piuttosto che su percorsi ideali pensati dal progettista. Come abbiamo spiegato il più chiaramente possibile durante la fase di brief, non si tratta di mettere alla prova le abilità degli utenti, ma di creare situazioni che li aiutino a mostrare come interagiscono naturalmente con l’interfaccia. 

Le Officine di sAu per Viareggio Futura

Le Officine sono gli spazi attivati dall’Ambiente Integrato Atque per promuovere la co-progettazione e il dialogo con i portatori d’interesse e la cittadinanza.

Sono il cuore operativo del progetto: qui iniziano i percorsi di ascolto, partecipazione e attivazione concreta.

Sempre a partire dalla propria esperienza reale, perché i task più efficaci sono quelli che non guidano il comportamento ma lo osservano, permettendo di rilevare eventuali ostacoli. Secondo Cooper, Reimann e Cronin (2014) in About Face, uno dei principi dell’interaction design consiste proprio nel modellare l’esperienza digitale sulla base di scenari realistici costruiti attorno alle persone, non alle funzionalità.

Ogni dettaglio veniva osservato: i tempi di esecuzione, gli errori, i dubbi espressi a voce alta. Alla fine, i partecipanti compilavano due questionari, tra cui la System Usability Scale, che ha restituito un punteggio medio di 70,21, collocando le pagine testate nella fascia della “buona usabilità”.

All’inizio di settembre, un percorso simile è stato avviato per le Officine, spazi di lavoro collaborativo dell’Ambiente Integrato Atque. Qui il campione dei partecipanti è stato ampliato a stakeholder strategici operanti all’interno del tessuto associativo e formativo di Viareggio, chiamati a sperimentare direttamente gli strumenti che potranno utilizzare già a partire dai prossimi giorni. Anche in questo caso, l’obiettivo non era soltanto tecnico: verificare se il sistema era ben architettato, se i flussi erano lineari, se i documenti erano facilmente reperibili. Era, più profondamente, un modo per trasformare gli utenti in co-progettisti, raccogliendo le loro osservazioni e traducendole in miglioramenti concreti. I test, infatti, sono stati realizzati su una versione provvisoria delle Officine che, integrata grazie ai risultati e alle indicazioni dei portatori d’interesse, ha costituito la base per lo sviluppo delle Officine vere e proprie.

I risultati di questo lavoro hanno già avuto ricadute tangibili. Le pagine web sono state semplificate, migliorate nella leggibilità, rese più accessibili da smartphone. La distinzione tra Viareggio Futura e InComuneLab, inizialmente percepita come potenzialmente ambigua, è stata chiarita, con testi e grafica più espliciti.

Ma i risultati non si esauriscono nelle correzioni tecniche. Ogni feedback raccolto è diventato materia di riflessione collettiva. Ogni difficoltà incontrata è stata l’occasione per chiedersi: stiamo davvero parlando a tutti? Stiamo davvero mettendo i cittadini nelle condizioni di sentirsi parte di questo percorso? In questo senso, il test ha confermato che l’usabilità non è un dettaglio accessorio, ma una condizione di possibilità della partecipazione.

Scientia atque usus: una relazione generativa

Viareggio Futura è, a tutti gli effetti, un progetto di ricerca-azione partecipata. La sua forza metodologica si radica nella Comunicazione Generativa, che fa della relazione tra scientia e usus il proprio nucleo vitale. E i test di usabilità sono uno degli esempi più chiari di questa relazione.

Chi partecipa ai test non è una cavia chiamata a validare un sistema progettato altrove, ma un soggetto portatore di conoscenza (in certi casi anche tacita e implicita), di esperienza d’uso, di sensibilità che difficilmente possono emergere in fase teorica. Nel momento in cui naviga una pagina o compila un modulo, il cittadino o il portatore d’interesse mette in gioco un sapere pratico che diventa, esso stesso, materia di ricerca.

Così, il confine tra ricercatore e utente si fa poroso, diventa una membrana che non separa ma mette in relazione. Non c’è più una distinzione netta tra chi produce conoscenza e chi se ne serve. L’usus diventa esso stesso fonte di scientia, offrendo elementi preziosi per migliorare gli strumenti e per arricchire la riflessione teorica. È in questa circolarità che la Comunicazione Generativa trova la sua vera efficacia: non nella trasmissione lineare di contenuti prodotti altrove e magari riproposti tal quali in contesti sociali o produttivi estranei alla loro produzione, ma nella capacità di fare del processo di utilizzo un atto conoscitivo che porta ad una reale co-generazione di questi contenuti.

Conclusioni: dai test di usabilità all’usabilità dei test

Al principio di questo articolo abbiamo scritto che il valore di Viareggio Futura non si misura soltanto nel documento strategico che sarà consegnato a fine progetto e nel prototipo che lo accompagnerà. Sta soprattutto nella comunità che intorno a questi strumenti prende vita, sperimentando nuove forme di relazione tra governance e cittadinanza.

In questa prospettiva, parlare di “prodotto finale” è quasi un ossimoro. Ciò che conta davvero è che quanto costruito non si chiuda con la scadenza del progetto, ma diventi patrimonio comune, praticato e trasformato quotidianamente. Perché se c’è una lezione che i test di usabilità hanno insegnato, è che la qualità di un progetto sta soprattutto nella sua capacità di farsi adottare, di parlare a tutti, di includere e di generare nuove possibilità di futuro.

Viareggio Futura non è dunque un semplice piano per la città. È un invito a costruire insieme il futuro, riconoscendo che la conoscenza più preziosa non si trova solo nei libri o nei report, ma nell’esperienza viva di chi ogni giorno abita o attraversa il territorio. Territorio che diventa un sistema complesso i cui confini non si limitano più a quelli amministrativi, ma si espandono esponenzialmente in base alla rete di relazioni che i soggetti (individuali e collettivi) che ne fanno parte sono in grado di attivare e/o rafforzare.

Call to action: partecipa anche tu al progetto Viareggio Futura!

Se fai parte di un’associazione o di una realtà produttiva del territorio, il tuo contributo è fondamentale. I test di usabilità degli strumenti di Viareggio Futura non sono semplici prove tecniche, ma occasioni concrete per costruire insieme un nuovo modello di partecipazione e comunicazione per la città.

Unisciti ai test e diventa co-progettista del futuro di Viareggio: le tue esperienze, i tuoi suggerimenti e le tue esigenze ci aiuteranno a migliorare gli strumenti e a renderli davvero utili, inclusivi e accessibili a tutti.

Bibliografia

  •  Barnum, C. (2010), Usability Testing Essentials, Burlington (Ma), Morgan Kaufmann
  • Cooper, A., Reimann, R., & Cronin, D. (2014). About Face: The Essentials of Interaction Design. 4th ed., Indianapolis, IN: Wiley.
  • Cornero, A. (a cura di) (2015), Linee guida per i siti web delle PA Vademecum. Roma, Formez PA, Dipartimento della funzione pubblica. 
  • Krug, S. (2014), Don’t make me think. Un approccio di buon senso all’usabilità web e mobile (III edizione), Milano, Tecniche Nuove
  • Nielsen, J. (1994), Usability Inspection Methods, New York, John Wiley & Sons
  • Nielsen, J. (2000). Why You Only Need to Test with 5 Users. Nielsen Norman Group.
  • Nielsen, J. (2000), Web Usability, Milano, Apogeo
  • Nielsen, J., Budiu, R., (2013), Usabilità mobile, Milano, Apogeo
  • Norman, D. (2013). The Design of Everyday Things: Revised and Expanded Edition. New York: Basic Books.
  • Rubin, J., & Chisnell, D. (2008). Handbook of Usability Testing: How to Plan, Design, and Conduct Effective Tests. 2nd ed., Indianapolis, IN: Wiley.
  • Sentinelli, M. (2003), Usabilità dei nuovi media, Roma, Carocci
  • Vandi, C., Nicoletti, R. (2011), L’usabilità. Modelli e progettazioni, Roma, Carocci

Autore

Marco Sbardella

Ph.D., Ricercatore e socio fondatore del Centro Ricerche scientia Atque usus per la Comunicazione Generativa ETS. Consulente presso Generative Communication Lab della Fondazione PIN – Polo di Prato dell’Università di Firenze.

Svolge ricerca negli ambiti dello sviluppo rurale, del climate change e della comunicazione sanitaria.