Cultura e Società
Lettere ad un maestro: il valore aggiunto dell’Ambiente Integrato Atque
Intervista a Marta Guarducci
di Tommaso Caleri | 15 05 2025
Di cosa parliamo in questo articolo?
In questa intervista a Marta Guarducci approfondiamo l’Ambiente Integrato Atque, un elemento fondamentale all’interno del progetto Lettere ad un maestro. Gli studenti e le studentesse scrivono a don Lorenzo Milani.
Iniziamo presentando progetti precedenti a Lettere a un maestro, con l’intenzione di ricostruire un excursus circa l’uso dell’Ambiente Integrato e la sua progressiva evoluzione. La parte successiva entra nel merito del progetto e, in particolare, di come si è lavorato sì in classe ma anche a casa con gli applicativi di Atque. Vengono esplorate, inoltre, le fasi operative dei workshop e le ragioni dietro la scelta di dare accesso ad Atque ai ragazzi e alle ragazze, senza poi dimenticare i docenti. La parte conclusiva intende chiarire quale sia il valore aggiunto dell’Ambiente Integrato e, conseguentemente, di una progettualità come quella portata avanti in Lettere ad un maestro.
Ambito di Intervento
Cultura e Società
Il Centro Ricerche sAu collabora da anni con scuole, Università, associazioni e istituzioni, lavorando sull’educazione alla cittadinanza attiva e consapevole per le giovani generazioni e sullo sviluppo delle competenze necessarie ad esercitarla.
Ci sono stati progetti precedenti a “Lettere ad un maestro” in cui avete utilizzato Atque?
Certamente. L’Ambiente Integrato Atque è stato ideato dal professor Luca Toschi e si è sviluppato attraverso una serie di progetti da lui coordinati a partire dal 1991, in collaborazione con diversi centri di ricerca. Il primo di questi è stato il CRAIAT – Centro di Ricerca e Applicazione dell’Informatica all’Analisi dei Testi – che col tempo si è evoluto fino a diventare l’attuale Centro Ricerche sAu.
L’Ambiente Integrato Atque nasce, quindi, da un’intuizione del professor Toschi, che negli ultimi anni abbiamo cercato di rafforzare e sviluppare ulteriormente, anche grazie alla collaborazione con la software house fiorentina Centrica. L’obiettivo è stato quello di integrare Atque all’interno di progetti di ricerca-azione tuttora attivi.
Dunque sì, abbiamo avuto diverse esperienze precedenti. Alcune più recenti, che hanno visto l’impiego concreto di vari applicativi di Atque, e altre risalenti persino ai primi anni Duemila che, pur precedendo formalmente lo sviluppo di Atque, ne hanno posto le basi teoriche e operative.
Tra i progetti più recenti c’è proprio Lettere ad un maestro, che ha richiesto la creazione di un ambiente specificamente pensato per docenti e, soprattutto, studenti. Questo progetto si inserisce all’interno del Centro Generativo “Scuole di Barbiana”, dove abbiamo lavorato anche ad altri applicativi di Atque, come Cronobook, dedicato alla vita di don Milani, o Le cose notevoli – un sistema per orientarsi tra gli scritti del priore di Barbiana attraverso una lettura critica basata sulla Scrittura Generativa.
Un altro progetto significativo, anch’esso orientato dalla logica della Scrittura Generativa e sviluppato con l’impiego dell’Ambiente Integrato Atque, è stato quello che ci ha permesso di realizzare il volume Eva, Adamo e l’albero della conoscenza. La salute di genere come strumento di cura personalizzata.
Se in Lettere ad un maestro abbiamo usato Atque per accompagnare gli studenti nella scrittura collettiva delle lettere durante il lavoro in classe, in quest’altro caso Atque è stato impiegato per curare una pubblicazione scientifica sul tema della salute di genere, con l’obiettivo però di darle un taglio divulgativo. Volevamo che fosse un testo accessibile al cosiddetto mondo dell’usus – cioè a un pubblico non specialistico ma comunque interessato al tema e alle iniziative correlate.
In questo caso, Atque è stato utilizzato per creare un ecosistema digitale parallelo al volume cartaceo, ospitato all’interno dell’Academy di sAu. Qui abbiamo reso disponibile un percorso informativo realizzato con il contributo degli autori e delle autrici del libro, circa sessanta tra ricercatori, docenti e professionisti dell’ambito medico. A tutti loro è stato chiesto di fornire contenuti che fossero scientificamente solidi ma anche comprensibili per il grande pubblico. Ogni contributo ricevuto è stato rielaborato nella forma – mai nel contenuto – per essere più chiaro e leggibile da parte di tutti.
Questa scelta rispondeva anche a una precisa logica progettuale: l’ecosistema digitale includeva infatti un’area riservata in cui gli utenti potevano proporre idee progettuali – seminari, workshop o qualsiasi altra iniziativa – creando uno spazio in cui le persone potessero esprimersi liberamente e noi potessimo accogliere e valorizzare le loro proposte.
Questi stessi strumenti di Atque sono attualmente impiegati anche in un altro progetto, sviluppato in collaborazione con il Dipartimento di Scienze Giuridiche dell’Università di Firenze. Il tema, in questo caso, è quello della mediazione, intesa come processo comunicativo generativo, capace di diffondere una nuova cultura del conflitto: un approccio che vede nella mediazione un’opportunità di scambio, confronto e reciprocità.
Progetto
Lettere ad un maestro
Gli studenti e le studentesse scrivono a don Lorenzo Milani
Una sperimentazione di Scrittura Generativa, realizzata dal Centro Ricerche sAu, che ha coinvolto oltre 200 ragazzi e ragazze di 10 classi delle scuole Secondarie di Secondo Grado della Città Metropolitana di Firenze, che hanno scritto 10 lettere su tematiche relative all’educazione civica.
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Salute di genere e Comunicazione Generativa. Da un evento di Public Engagement alla pubblicazione di un volume collettaneo e un ecosistema online per generare nuove progettualità
Una sperimentazione di Scrittura Generativa, realizzata dal Centro Ricerche sAu, che ha coinvolto oltre 200 ragazzi e ragazze di 10 classi delle scuole Secondarie di Secondo Grado della Città Metropolitana di Firenze, che hanno scritto 10 lettere su tematiche relative all’educazione civica.
Anche in questo contesto, Atque è stato utilizzato per creare un ambiente digitale destinato ai partecipanti del corso di perfezionamento sulla mediazione. I corsisti possono porre domande, scrivere approfondimenti, suggerire spunti ai docenti per le lezioni successive. In questo modo si sta costruendo progressivamente una raccolta di FAQ che alimenta e arricchisce il percorso formativo.
Guardando ai progetti più datati, penso a ComUnico, realizzato nel 2012, in occasione della fusione dei Comuni di Figline Valdarno e Incisa Valdarno, nella Città Metropolitana di Firenze. Si trattava di un progetto che ha sperimentato la Scrittura Generativa applicata alla progettazione partecipativa. Anche in questo caso, il coordinamento era affidato al professor Toschi e al Communication Strategies Lab, confluito successivamente nel Centro Ricerche sAu.
L’obiettivo era favorire un’unione tra i due comuni che non fosse percepita solo come un adempimento burocratico o un processo amministrativo, ma come un percorso autenticamente partecipato dai cittadini. Per farlo, sono state realizzate oltre sessanta interviste e vari focus group.
La scrittura ha avuto un ruolo centrale, sia per documentare e sistematizzare le informazioni emerse, sia per dare vita a un nuovo ambiente digitale. L’idea era di creare uno spazio online in cui i cittadini potessero condividere idee, riflessioni e suggerimenti, contribuendo attivamente alla redazione dello statuto del nuovo comune.
Anche in questo caso si è trattato di uno spazio di Scrittura Generativa, in cui ogni contributo individuale andava a comporre un progetto collettivo. Lo stesso approccio è stato ripreso in un altro progetto: quello nato dalla collaborazione con gli Stati Generali dello Spettacolo dal Vivo in Toscana, un’iniziativa del Center for Generative Communication volta a rilanciare il settore nel periodo post-pandemico.
Se con Comunico Atque era ancora in una fase sperimentale, in questo progetto aveva già preso una forma più definita e vicina a quella attuale. Ancora una volta sono stati organizzati tavoli di lavoro a cui hanno partecipato professionisti dello spettacolo dal vivo – direttori di compagnia, gestori di teatri, artisti – che hanno contribuito scrivendo nei loro taccuini digitali. I contenuti raccolti sono poi stati rielaborati da facilitatori in modo da far confluire tutte le riflessioni in una narrazione comune.
Infine, cito Viareggio Futura, progetto sviluppato in collaborazione con il Comune di Viareggio e tuttora in corso. In questo caso, abbiamo usato la scrittura per redigere il concept e il piano di realizzazione del progetto (PRP), un documento che racconta tutte le fasi e le attività previste. Intendiamo ora coinvolgere attivamente la cittadinanza grazie a quello che abbiamo chiamato InComuneLab, un laboratorio che, anche in questo caso, si fonda sulla Scrittura Generativa.
Ambiente Integrato Atque
La suite di strumenti digitali che il centro Ricerche sAu mette a disposizione dei suoi progetti.
L’Ambiente Integrato Atque offre la possibilità di cambiare radicalmente il modo di intendere il lavoro:
dall’analisi alla realizzazione di nuovi prodotti.
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In che modo Atque ha favorito il processo di Scrittura Generativa nelle scuole?
Prima di iniziare il percorso, abbiamo fornito a tutti gli studenti un account per accedere all’applicativo di Atque dedicato a Lettere ad un maestro. C’è stato poi un primo incontro, utile per spiegare e presentare l’applicativo, che sarebbe stato lo strumento di riferimento per l’intero lavoro di scrittura.
Possiamo quindi dire che il percorso di Scrittura Generativa si è sviluppato per fasi progressive, ciascuna delle quali doveva rispondere a due esigenze fondamentali: da una parte, la capacità di adattarsi ai bisogni che via via emergevano dagli studenti; dall’altra, la necessità di concludere ogni fase con un “oggetto comunicativo” prodotto dai ragazzi.
La prima fase è stata dedicata all’elaborazione delle scalette individuali. Dopo un primo momento di confronto in aula, ogni studente ha lavorato da casa, utilizzando l’applicativo di Atque per scrivere in autonomia una scaletta della propria lettera. In questa fase ciascuno selezionava i temi che riteneva più rilevanti e scriveva per un’argomentazione per ognuno di essi. Era inoltre invitato a documentarsi: mentre definiva titolo, scaletta e punti principali della propria argomentazione, lo studente doveva cercare fonti a supporto. A tal fine, l’applicativo di Atque metteva a disposizione una biblioteca digitale, inizialmente personale, che poteva essere arricchita con materiali utili alla scrittura. In questo senso, lo studente era libero di aggiungere qualunque tipo di risorsa ritenesse significativa e che documentasse il suo lavoro: libri, articoli, interviste o podcast.
Una volta terminata questa prima fase individuale, siamo tornati in classe per un nuovo workshop guidato, in questo caso, da Marco Sbardella. Tutti gli studenti hanno avuto l’opportunità di condividere quanto prodotto a casa e confrontarsi. Questa fase è stata cruciale: ha permesso di unire i contributi in una scaletta condivisa, ovvero la struttura di una lettera non più individuale, ma collettiva, che raccoglieva gli spunti più significativi emersi da ciascun lavoro.
È qui che Atque ha giocato un ruolo fondamentale: se prima ogni studente disponeva di uno spazio personale, da questo momento in poi si è scelto di ampliare quello stesso spazio, favorendo il processo di scrittura collettiva e l’uso condiviso della Library. La biblioteca digitale individuale è diventata visibile anche agli altri, così che ogni studente potesse accedere anche alle fonti archiviate dai compagni.
Una volta definita la scaletta collettiva, si è passati allo sviluppo delle singole sezioni della lettera. Gli studenti hanno smesso di lavorare individualmente e si sono organizzati in piccoli gruppi. A ciascun gruppo è stato assegnato un punto della scaletta con l’obiettivo di ampliarlo e approfondirlo. In questa fase, Atque si è trasformato ancora una volta in uno strumento di scrittura collettiva, ma distribuito: ogni gruppo portava avanti la propria “scrittura collettiva”, autonoma ma integrata nel progetto complessivo.
Terminata questa fase, avevamo non più solo una scaletta con punti elenco, ma una struttura formata da concetti già articolati e argomentati. Abbiamo quindi svolto un nuovo workshop in classe, in cui i vari gruppi hanno presentato il proprio lavoro, raccogliendo i feedback degli altri. Questa condivisione ha consentito di integrare e armonizzare i testi, fino a giungere alla prima vera bozza della lettera: un testo che rappresentava l’esito di una scrittura collettiva, capace di racchiudere il meglio di ogni contributo.
Il lavoro è poi proseguito anche a casa, con ogni gruppo che ha ripreso in mano il proprio testo, lo ha elaborato ulteriormente o perfezionato, tenendo conto delle osservazioni ricevute durante il confronto. A quel punto, si è giunti alla prima versione completa della lettera condivisa: il lavoro era ormai quasi concluso.
Infine, c’è stata la fase di revisione collettiva. Ancora una volta in classe, ogni parte della lettera è stata riletta, discussa e rielaborata direttamente all’interno di Atque. Gli studenti potevano intervenire continuamente sul testo, modificandolo, migliorandolo. Solo dopo questa ulteriore fase di revisione e rifinitura è nata la versione definitiva della lettera.
Il risultato dei workshop è un vero testo collaborativo, perché capace di restituire il lavoro di tutti e di raccontare l’evoluzione che i contenuti hanno avuto lungo il percorso.
Da questo racconto emerge chiaramente come il processo si sia articolato in fasi di “apertura” e “chiusura”: momenti in cui la scrittura era più intima, personale, e altri in cui si espandeva alla dimensione collettiva. Ogni studente ha avuto tempo e spazio per riflettere autonomamente sul tema, esplorare fonti, strutturare i propri pensieri. In seguito, la scrittura si è fatta condivisa, andando ad arricchirsi grazie al confronto, senza perdere in profondità o originalità: al contrario, si è rafforzata grazie all’integrazione di prospettive differenti.
Questa alternanza ha caratterizzato tutto il progetto, dall’inizio fino alla lettera definitiva. Col procedere del lavoro, abbiamo assistito a un processo di “chiusura” sempre più focalizzato: le idee più significative sono state selezionate, il linguaggio armonizzato, il testo reso coerente e unitario.
Questa fase conclusiva, tuttavia, non rappresenta un ritorno all’isolamento iniziale: è frutto di tutto ciò che era stato precedentemente condiviso, discusso e mediato con il supporto del tutor di comunicazione.
Dossier
L’Educazione per una Società in Salute
Sfide e opportunità per la Democrazia
“Lettere ad un maestro” è un progetto che si fa promotore dei principi democratici di una scuola in Salute. Il Centro Ricerche sAu ha realizzato un dossier con il pedagogista Gert Biesta proprio sul binomio scuola-democrazia.
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Qual è il vero valore aggiunto di Atque in un processo di Scrittura Generativa?
Portando avanti questi progetti, ci siamo spesso confrontati con altri strumenti pensati per raggiungere obiettivi simili ai nostri. Ci siamo accorti, però, che molto spesso questi strumenti venivano progettati e realizzati prima di comprendere i bisogni reali delle persone a cui erano destinati. Il risultato era che, pur essendo funzionali in teoria o a livello estetico, quando venivano calati in un contesto reale si rivelavano inadatti, incapaci di rispondere alle esigenze concrete dei partecipanti.
Il vero valore aggiunto di Atque sta proprio qui: è un Ambiente Integrato che non può essere preconfigurato una volta per tutte, ma necessita ogni volta di una progettazione personalizzata, capace di armonizzarlo al contesto specifico. Questo tipo di configurazione è possibile solo dopo aver conosciuto le persone coinvolte, aver ascoltato le loro esigenze e compreso le finalità del progetto.
Dobbiamo sapere cosa faranno queste persone, che aspettative hanno, quali sono le loro abitudini. Solo allora possiamo iniziare a impostare Atque per un nuovo progetto, partendo dagli strumenti che abbiamo già sviluppato, ma in una logica di apertura: ogni elemento significativo che emerge nel corso del progetto può contribuire a orientare e modificare Atque stesso.
Tutto ciò è possibile anche grazie alla collaborazione con una software house, che si occupa degli aspetti tecnici e informatici dell’Ambiente Integrato, mentre noi del Centro Ricerche sAu curiamo la parte di progettazione e personalizzazione degli strumenti.
Riprogettare il libro di testo tradizionale per una scuola diversa.
Intervista a Rudi Bartolini
Con Rudi Bartolini – ricercatore INDIRE (Istituto Nazionale di Documentazione Innovazione e Ricerca Educativa) – tentiamo di fare luce sul dibattito che da anni portano avanti ricercatori e pedagogisti sul rapporto tra libri di testo tradizionali e strumenti didattici digitali.
Per fare un esempio: nel progetto Lettere ad un maestro, prima ancora di coinvolgere gli studenti, abbiamo lavorato con i docenti per comprendere i loro bisogni e adattare l’applicativo anche alle loro esigenze. Era essenziale capire in quale contesto si sarebbe inserito il percorso di scrittura, perché alcune classi avevano già avviato lavori su temi specifici. Il nostro progetto doveva essere rilevante e coerente con quei percorsi già avviati.
Per questo abbiamo deciso di offrire ai docenti un applicativo di Atque diverso da quello destinato agli studenti, così da consentire anche a loro di suggerire temi da affrontare durante il progetto formativo, guidato da esperti e studiosi di vari settori.
Anche questa scelta risponde alla stessa logica: fare in modo che sia gli strumenti sia i contenuti del progetto siano davvero tarati sulle esigenze dei partecipanti e sul loro contesto reale, quotidiano e professionale.
Autore
Tommaso Caleri
Laureato in Pratiche, linguaggi e cultura della comunicazione presso l’Università degli Studi di Firenze. È collaboratore presso il Centro Ricerche “scientia Atque usus” per la Comunicazione Generativa ETS.
Intervistato
Marta Guarducci
Collaboratrice presso Centro Ricerche “scientia Atque usus” per la Comunicazione Generativa ETS e assegnista di ricerca presso l’Università degli Studi di di Firenze.