Recensione

Un “design umano intelligente” per un’intelligenza artificiale dal tocco umano

di Eugenio Pandolfini | 17 01 2024

«Desidero contribuire a questa tematica per raccogliere l’invito, formulato dal cardinale Carlo Maria Martini (2015) e proposto a scienziati e tecnici, a capire come si può evitare che la scienza e la tecnica, aprendo per sé “orizzonti sempre più vasti [e] sfuggendo a un attento ed operoso umanesimo [possano] coinvolgere in negativo il futuro dell’uomo”» (p. 11). Così inizia il volume che raccoglie gli interventi di Luciano Floridi – Professore ordinario di Etica dell’Informazione all’Università di Oxford e di Sociologia della Comunicazione all’Università di Bologna – e di Federico Cabitza – Professore associato di Interazione Uomo-Macchina all’Università di Milano Bicocca – sul tema dell’Intelligenza Artificiale e del suo uso, discusso nell’ambito delle Martini Lecture Bicocca, una serie di incontri che proseguono la volontà del Cardinale Carlo Maria Martini di dialogo con le avanguardie del pensiero scientifico sugli impatti dell’innovazione sulla società.

Il libro

INTELLIGENZA ARTIFICIALE

L’uso delle nuove macchine
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Autore: Luciano Floridi, Federico Cabitza

Anno: 2023

Editore: Bompiani

Luogo di pubblicazione: Milano

Cabitza introduce con le parole dello stesso Cardinale uno dei temi fondamentali alla base del dibattito circa le implicazioni dell’Intelligenza Artificiale nella società contemporanea e dei problemi etici alla sua base, riportando un dibattito che si sta ampliando sempre di più – e davanti al quale l’uomo comune può facilmente sentirsi smarrito – a una domanda semplice ma non per questo meno cruciale: l’Intelligenza Artificiale contribuirà a generare una nuova umanità, migliore della precedente, o costruirà progressivamente un ecosistema nel quale l’uomo avrà un’importanza marginale?

E lo fa riferendosi a quei due estremi che orientano – da sempre – ogni dibattito sulle questioni tecnologiche: da un lato il mondo della ricerca, della scienza, degli esperti e delle esperte, degli studiosi e delle studiose, che nell’ambito dei progetti del Centro Ricerche sAu indichiamo con il concetto di scientia e, dall’altro, l’«operoso umanesimo», che riconduciamo all’altro elemento che dà nome al nostro Centro, ovvero l’usus, il mondo dei professionisti e professioniste, imprenditori e imprenditrici, lavoratori e lavoratrici, cittadini e cittadine: tutti coloro, insomma, che per lavoro, utilità, svago o altri motivi entrano in contatto con i nuovi strumenti di Intelligenza Artificiale. Questi due mondi, che normalmente non dialogano tra loro, secondo gli autori si devono integrare, onde evitare rischi, strumentalizzazioni, pericolose derive orientate a limitare l’intelligenza dell’essere umano a favore di un’Intelligenza Artificiale autonoma.

Un focus importante che entrambi gli autori richiamano – e che non troviamo mai approfondito su quotidiani, articoli, saggi che affrontano queste tematiche – è la politica alla base di ogni tipo di nuova tecnologia. O, meglio, in alcuni casi, la sua mancanza e la sua sostituzione con logiche più squisitamente commerciali e di mercato. Come altre tecnologie che sono apparse e si sono diffuse prima dell’Intelligenza Artificiale, e che hanno destato preoccupazioni per le ricadute di ambito culturale e sociale che la loro diffusione avrebbe potuto determinare, anche quest’ultima è un prodotto dell’uomo e, come tale, ha – e deve avere – alla sua base un progetto, un design, e quindi un obiettivo, una politica specifica.
Cabitza evidenzia con grande chiarezza come si debba sempre tenere presente che «è sempre l’uomo che organizza le cose per trarne un vantaggio» (p. 46). E lo fa attraverso una serie di riferimenti circostanziati, da Langdon Winner con Do Artifacts Have Politics?, a Bruno Latour con On Technical Mediation, passando per Verbeek e da altri autori che affrontano il tema di una tecnologia che orienta un essere umano sempre più passivo, come nel caso del nudging, inteso come la creazione di condizioni adatte per influenzare le persone portandole a compiere azioni senza imporle direttamente (Sunstein 2014). 

Ambito di Intervento
Tecnologie per valorizzare il tocco umano

Il Centro Ricerche sAu porta avanti una ricerca per contribuire a ideare, progettare e realizzare nuove tecnologie che facciano perno sull’intelligenza critica e la creatività umana.

In questo Ambito di Intervento il Centro Ricerche sAu sta lavorando allo sviluppo dell’Ambiente Integrato Atque, una suite di strumenti con cui le ricercatrici e i ricercatori realizzano, in collaborazione con i partner di progetto, strategie di Comunicazione Generativa.

Come anche Toschi ha più volte puntualizzato (ne La Comunicazione Generativa, tra gli altri contributi), il dibattito sulle nuove tecnologie non può prescindere dal fatto che tutti i prodotti dell’uomo – e, quindi, anche quel tipo di macchine ricomprese nell’ambito dell’Intelligenza Artificiale – siano, debbano essere, politicamente connotati, siano progettati e realizzati in base a obiettivi specifici, a una visione del mondo, a dei valori precisi, che quasi sempre non sono chiari a chi li utilizza. E per tornare alla citata relazione tra scientia e usus, la non neutralità delle tecnologie è un classico esempio di un tema pacificamente accolto da studiosi e ricercatori (scientia) ma completamente sconosciuto ai non addetti ai lavori (usus). Il problema alla base di questa mancanza di alfabetizzazione riguarda il fatto che chi non conosce la logica alla base delle macchine e il modo in cui agiscono difficilmente potrà relazionarsi con esse in maniera consapevole e, quindi, efficace.

Gli altri contributi dell’Ambito

Design for a Better World

Meaningful, Sustainable, Humanity Centered

Di Donald Norman

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Qualsiasi progetto di design, soprattutto se affronta questioni sociali complesse, richiede la orchestrazione del contributo di numerose discipline e di tutti i portatori d’interesse, come soggetti attivi di cambiamento.

Il tema di un futuro nel quale «le macchine AI, concepite inizialmente per potenziare le capacità peculiari degli uomini “a beneficio degli uomini” e, tra tutte, le capacità di giudizio e di interpretazione di certi casi complessi, finiscano paradossalmente per ottenere un effetto contrario e opposto di “depotenziamento”» (p. 80) è centrale in entrambi i saggi, ed entrambi gli autori propongono soluzioni che ricompongono una stretta relazione tra scientia e usus, tra innovazione a tutti i costi e umanità, creatività e consapevolezza.
Non è un caso, infatti, che entrambi gli autori identifichino la soluzione per scongiurare il rischio di un futuro distopico con un nuovo approccio al design, ad una progettazione transdisciplinare delle nuove tecnologie, ad un «design umano intelligente», per tanti versi molto vicino a quanto richiamato da Donald Norman nel suo ultimo volume (Norman 2023). Ma anche di una nuova cultura del loro utilizzo e della formazione di chi coordina ed esegue praticamente la progettazione di queste macchine e – soprattutto – di chi le usa.

Cabitza fa riferimento al paradigma del principio di responsabilità di Jonas per esprimere la necessità di agire cercando di calcolare le conseguenze (anche quelle inizialmente meno evidenti) dell’azione di questa nuova tecnologia, e propone un approccio etico che permetta di rallentare di fronte ad alcune sperimentazioni potenzialmente pericolose o difficilmente controllabili (la ricerca sulle armi autonome ci proietta immediatamente in scenari apocalittici tratteggiati efficacemente da tanti film di fantascienza). 

loridi chiude il volume con una riflessione che rilancia il valore della creatività e dell’intelligenza umana contro gli agenti artificiali e dell’importanza di una ricerca sulle nuove tecnologie (scientia) che sia misurata sulla consapevolezza degli adattamenti che queste determinano negli utenti, intesi in senso più ampio possibile (usus).

« […] essere in grado di immaginare come sarà il futuro e quali richieste adattive rischiano di imporre ai loro utenti umani il digitale in generale, e la sempre più comune presenza di agenti artificiali, aiuta a ideare soluzioni tecnologiche che potranno abbassarne i costi antropologici e aumentarne i benefici ambientali. In poche parole, il design umano intelligente […] dovrebbe svolgere un ruolo essenziale nel plasmare il futuro delle nostre interazioni con gli artefatti intelligenti attuali e futuri e gli ambienti che condividiamo con loro […]. Dopotutto, è un segno di intelligenza far funzionare la stupidità a proprio vantaggio» (p. 177).

La recensione è a cura di

Eugenio Pandolfini

Ph.D., Ricercatore e socio fondatore del Centro Ricerche “scientia Atque usus” per la Comunicazione Generativa ETS. Consulente presso Lab CfGC. Ricercatore a tempo Determinato di tipo A del Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali dell’Università di Firenze

Bibliografia

  • Jonas, H. (1999), La cibernetica e lo scopo: una critica, Edizioni ETS, Pisa
  • Latour, B. (1994), On Technical Mediation, in «Common Knowledge», Vol.3, n°2 (1994), pp. 29-64
  • Norman, D. (2023), Design for a Better World. Meaningful, Sustainable, Humanity Centered, MIT Press, Cambridge
  • Sunstein, C. R. (2014), Why nudge?: The politics of libertarian paternalism, Yale University Press, New Haven
  • Toschi L. (2011), La Comunicazione Generativa, Apogeo, Milano
  • Wiener, N. (1950), The Human Use of Human Beings, Houghton Mifflin, Boston
  • Winner, L. (1980), Do Artifacts Have Politics?, in «Daedalus», Vol. 109, No. 1