Recensione

Siamo oggi spiriti liberi?

di Valentina Vespi | 14 07 2023

Siamo oggi spiriti liberi?

Si può identificare con questa domanda la guida ideale alla lettura di questa opera voluminosa e dettagliata con la quale Riccardo Cesari, economista e professore ordinario all’Università di Bologna, ripercorre e analizza la vita e le opere di don Lorenzo Milani in occasione del centenario dalla sua nascita. Un modo davvero diverso per attualizzare il pensiero del Priore. 

Questa di Cesari, infatti, non è un’opera che si limita ad attraversare la nota vicenda milaniana: è un tentativo di connettere l’esperienza di vita e di pensiero di don Lorenzo con il tempo che viviamo oggi, identificando e approfondendo in dieci capitoli alcune parole chiave del suo messaggio etico e morale. 

Ciò che colpisce subito leggendo il libro è un messaggio fondamentale e – come scrive Cesari – universale: siamo uomini e donne liberi, responsabili, di fronte al bene e al male.

Il libro

Hai nascosto queste cose ai sapienti. Don Lorenzo Milani, vita e parole per spiriti liberi
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Autore: Riccardo Cesari

Anno: 2023

Editore: Giunti Editore

Luogo di pubblicazione: Firenze

 

La libertà per don Milani è stata sempre una scelta consapevole, una precisa volontà di autodeterminazione che l’ha spinto ad abbandonare una vita agiata per dedicarsi agli ultimi. Come afferma Cesari nel libro, per il Priore, per tutta la vita, tre furono gli ambiti intoccabili: il vero, la parola e l’ultimo.

I riferimenti religiosi e letterari nel volume sono molteplici: gli approfondimenti proposti dall’autore mettono in relazione il mondo moderno legandolo ad profonda attualizzazione del messaggio milaniano, da Dostoevskij a Don Mazzolari, passando per parallelismi che a una prima lettura possono sembrare insoliti, come quello con Cyrano de Bergerac e il tema della “rotellina intelligente”, o con il pezzo di Baricco La Vedova non è sempre allegra, che affronta il tema della globalizzazione e della disuguaglianza. Ma tutti ugualmente riferiti alla concretezza della realtà in cui don Milani operava e nella quale – pur con i cambiamenti e le trasformazioni intercorse – ci troviamo immersi oggi.

Nel suo volume Cesari si conferma, da economista, un attento osservatore della realtà, e si chiede quali siano i rimedi al crescente progresso tecnico in rapporto alla domanda di lavoro: problemi di cui don Milani aveva scritto e dibattuto pubblicamente quasi mezzo secolo prima.

Il clientelismo, le mancanze della sanità pubblica, l’inefficienza dei servizi, un Mezzogiorno sempre più escluso dal progresso e dall’industrializzazione del centro e nord Italia: tutti argomenti delle riflessioni del Priore, il quale si chiedeva, giustamente, come si può dopo venti secoli di cristianesimo essere ancora poveri. Don Lorenzo pensava alle criticità che vivevano allora gli ultimi, le legava idealmente ai principi della morale e delle Encicliche, e si chiedeva come riunire ideali e politica per cercare di rimediare, ove possibile, ai problemi quotidiani. 

Nelle pagine del volume di Cesari emerge la preoccupazione del Priore per la contraddizione tra l’opera della chiesa e la sofferenza umana, emerge il problema “lavoro” e la condizione dell’operaio che produce mattoni ma non ha una casa. Non ultimo, viene sottolineato il problema, ancora oggi attuale, di una politica che non risolve le criticità, ma che cerca solo consenso. 

Tra le figure che vengono prese come esempi virtuosi, e allo stesso tempo contraddittori, emergono quella di Giorgio La Pira, che ha affrontato il Vangelo come un manuale da studiare per l’impegno verso il prossimo, o quella di Olivetti, con il suo modo di fare impresa che ha guardato più al benessere collettivo dei lavoratori rispetto al profitto degli azionisti.

Come è naturale aspettarsi da un testo che riflette sull’esperienza di don Milani, un lungo approfondimento è dedicato alla scuola di Barbiana: l’autore restituisce l’immagine di un luogo di cultura e istruzione, non solo di accoglienza. 

L’esperienza di Barbiana suggerisce a Cesari la proposta di un parallelismo tra don Milani e alcuni dei personaggi che più di tutti hanno indirizzato la nostra storia, da Socrate ad Antonio Gramsci. Nel solco tracciato da questi grandi pensatori, possiamo oggi affermare che la scuola e la pedagogia formano giovani capaci di pensare, studiare, dirigere o controllare chi dirige? La risposta per Cesari la troviamo nell’azione milaniana: parola, autonomia ed educazione per sconfiggere la diseguaglianza sociale che allora, e oggi, imperversa tra gli ultimi. 

Il volume presenta, infine, un’interessante riflessione sulla politica e la libertà di chi la esercita, proponendo il decalogo milaniano sulla buona politica (il Priore lo dettò ad Alessandro Mazzarelli poco prima della sua morte avvenuta nel 1967) a chi oggi si occupa della “cosa” pubblica. Anche in questo caso don Milani viene descritto come un anticipatore dei rischi di una democrazia senza demos: possiamo oggi pensare di essere cittadini consapevoli, attivi, responsabili e liberi o solo strumenti gestiti sfruttati e blanditi?

Il volume si chiude (e al tempo stesso resta aperto) affermando che leggere e capire don Milani è anche questo un “lavoro collettivo”: un lavoro che – come per i classici – si può ben dire che non finirà mai.

Ambito di Intervento

Cultura e Società

Le diversità dei saperi e delle pratiche per costruire una conoscenza condivisa

Se vogliamo che la complessità sia un valore e non una fonte di crescenti problemi, è necessario elaborare una visione e delle pratiche che ridefiniscano il rapporto fra scientia usus. Per una società che abbandoni la cultura e le relative pratiche meccanicistiche e neotayloristiche

La recensione è a cura di

Valentina Vespi

Ricercatrice del Centro sAu

Giornalista pubblicista Ordine dei Giornalisti della Toscana

 

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