Salute e sanità

Comunicare la Medicina di Genere

Sensibilizzare le donne, informare il personale medico-sanitario e così migliorare la prevenzione.

I punti salienti di un’intervista alla Professoressa Rossella Marcucci

di Viola Davini | 29 08 2023

Di cosa parliamo in questo articolo?

Perché è importante promuovere e comunicare la Medicina di Genere? La personalizzazione delle cure è un approccio della medicina che indirizza sempre di più le risposte scientifiche e sanitarie rispetto ai dati che emergono circa le peculiarità e le caratteristiche della popolazione. Partire dal genere femminile è il primo passo per rispondere efficacemente ai bisogni di salute, sia in termini culturali, sia in termini di prevenzione. 

Con questa intervista alla Professoressa Rossella Marcucci, Direttrice della Struttura Organizzativa Dipartimentale Malattie Aterotrombotiche dell’Azienda Ospedaliero Universitaria Careggi di Firenze, chiariamo quali potrebbero essere i risultati che potremmo ottenere curando la comunicazione della Medicina di Genere, coinvolgendo le donne, il personale medico-sanitario ma anche il mondo della scuola e del Terzo Settore.

Podcast: Medicina di Genere

Ascolta l’intervista alla Professoressa Rossella Marcucci

Parlare di Medicina di Genere significa andare verso una medicina e una ricerca biomedica che tengano conto delle differenze biologiche, socio-economiche e culturali della popolazione. Perché, tra le molteplici caratteristiche, è importante partire dal genere femminile?

«Quando parliamo di medicina personalizzata è importante partire dalla Medicina di Genere per due motivi.  Il primo  è legato al fatto che all’interno del sistema sanitario sta aumentando progressivamente il personale di genere femminile, un dato destinato a crescere nei prossimi anni. Questo porterà inevitabilmente ad un diverso modo di approcciarsi alla medicina e alla ricerca. La medicina che studiamo attualmente continua ad essere prevalentemente considerata soltanto dal punto di vista maschile, è urgente invece iniziare a cambiare prospettiva sia a livello scientifico sia politico e organizzativo. Il secondo motivo è dato dalle evidenze scientifiche. 

La medicina personalizzata, infatti, si basa sulla raccolta di evidenze scientifiche che emergono dall’analisi di dati di determinate fasce di popolazione, facendo emergere caratteristiche specifiche legate a aspetti biologici e socio-culturali. Sulla base di queste evidenze, la medicina è in grado di fare diagnosi più precise, personalizzate sulle caratteristiche del singolo paziente. 

Il genere, maschile o femminile, è la prima differenza che emerge, ed è proprio per questo che la Medicina di Genere può rappresentare un modello di cura personalizzata su cui lavorare».

Quali sono i risultati che si possono ottenere con una buona comunicazione?

«L’importanza di comunicare la Medicina di Genere si evidenzia a vari livelli. Prima di tutto a livello formativo, perché la medicina dal punto di vista delle donne va insegnata a tutti i livelli. Questo approccio deve entrare a far parte dell’insegnamento della medicina anche all’interno dei corsi dell’area biomedica, solo in questo modo è possibile pensare che diventi prassi di studio ordinaria per i futuri medici. Oltre alla comunicazione come formazione, pensiamo alla popolazione. Comunicare ai pazienti vuol dire aumentare e sensibilizzare le singole persone alle differenti condizioni patologiche a cui possono andare incontro e che sono collegate prima di tutto a differenze di genere. Ad esempio: è noto che il tumore al seno è proprio del genere femminile e il tumore alla prostata del genere maschile. Questa differenza, che ormai fa parte del sapere comune,  deve estendersi a tutti gli altri campi della medicina. Da parte della medicina ci sono dati e evidenze su determinate patologie, pensiamo, infatti, che tutti i medici sanno che le donne muoiono di più di malattie cardiovascolari rispetto agli uomini. Le donne, invece, non hanno questa percezione e, quindi, non adottano quei comportamenti preventivi che invece potrebbero essere indispensabili. 

Progetto

Comunicare la salute delle donne per ridefinire il concetto di cura personalizzata

Il progetto propone la realizzazione di una biblioteca accessibile sulla Medicina di Genere e i relativi percorsi in-formativi. Una base di contenuti per dare vita ad attività formative e di aggiornamento professionale, attraverso le Academy di sAu, sulle principali innovazioni riguardanti la comunicazione della Medicina di Genere e della personalizzazione della cura.

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Per questo la comunicazione è fondamentale: per sensibilizzare la popolazione sugli aspetti della medicina che sono collegati al genere e che possono portare ad una migliore prevenzione primaria. Nel caso delle malattie cardiovascolari parliamo dell’infarto. Le donne hanno scarsa consapevolezza e percezione che possano incorrere nell’infarto – patologia spesso associata al genere maschile – e per questo tendono a sottovalutare alcuni segnali. I dati ci dicono, infatti, che le donne arrivano troppo tardi al pronto soccorso e questo ritardo condiziona la prognosi e l’esito della cura. A questo si somma la possibilità che all’arrivo al pronto soccorso, le donne si possano trovare di fronte operatori sanitari che, a loro volta,  hanno scarsa conoscenza  sull’ incidenza del rischio di infarto sul genere femminile, e questo porta ulteriori danni. La comunicazione deve quindi arrivare sia alle donne, sia al personale medico-sanitario, per favorire una comune-azione».

Quali sono i portatori di interesse che potrebbero beneficiare di azioni di comunicazione sulla Medicina di Genere?

«Per arrivare in maniera diffusa a promuovere una cultura della Medicina di Genere sul territorio è necessario partire dalla sensibilizzazione del mondo della scuola e dalla formazione degli insegnanti. Altrettanto necessario è  formare professionisti della comunicazione e dei media che siano consapevoli dell’impatto della Medicina di Genere, anche attraverso un uso appropriato del linguaggio. La comunicazione dovrebbe essere inoltre pensata per condividere dati scientifici con i decisori politici, perché possano mettere in atto politiche per ottimizzare l’offerta dei servizi sanitari. Per la formazione del personale medico e sanitario è necessario progettare delle azioni di in-formazione anche con gli ordini professionali per sensibilizzare tutte le categorie di operatori che ruotano intorno ai pazienti e alle loro famiglie».

Conclusioni

Dalle parole di Rossella Marcucci emerge con chiarezza la necessità di trasformare la Medicina di Genere da un settore di interesse per l’area biomedica, ad una modalità di approccio valido per l’intero sistema, dalla ricerca-formazione medico scientifica ai servizi sanitari. Per questo motivo, il Centro Ricerche sAu ha lanciato un progetto di ricerca rivolto a tutti i professionisti e le professioniste che operano all’interno del settore medico-scientifico, ai ricercatori e alle ricercatrici che si occupano di salute, al mondo dei media e delle associazioni di volontariato e Enti del Terzo Settore che sono impegnati nel portare avanti studi, iniziative, ricerche e progetti sulla Medicina di Genere. 

La prima iniziativa in questo settore nasce dalla collaborazione con il Dipartimento di Medicina Sperimentale e Clinica dell’Università di Firenze che ha come scopo quello di definire una strategia di Comunicazione Generativa in merito alla Medicina di Genere, partendo dai contenuti presentati durante il convegno sulla salute delle donne, realizzato in occasione dell’8 marzo 2023 dallo stesso Dipartimento.

Ambito di Intervento

Salute e Sanità

Il Centro Ricerche sAu contribuisce in questo Ambito di Intervento attivando una ricerca dedicata alla comunicazione della Medicina di Genere, che indaghi punti di forza e criticità degli attuali modelli comunicativi con l’obiettivo di ridefinire, a partire dal genere femminile, una nuova idea di “personalizzazione delle cura”.

Bibliografia/Sitografia

Autore

Viola Davini

Ph.D., Ricercatrice e socia fondatrice del Centro Ricerche “scientia Atque usus” per la Comunicazione Generativa ETS
Consulente presso Lab CfGC del PIN di Prato

Intervistata

Rossella Marcucci 

Professore Ordinario di Medicina Interna presso Università degli Studi di Firenze; Direttore struttura ospedaliera dipartimentale “Malattie Aterotrombotiche” presso Azienda Ospedaliero-Universitaria Careggi, Firenze