Recensione

Perché l’IA vince a scacchi ma fallisce nel trovare il vero amore

di Marta Guarducci | 16 10 2023

Più dati sono sempre una buona cosa? Gli algoritmi prendono davvero decisioni migliori degli umani? Gerd Gigerenzer, direttore dell’Harding Center for Risk Literacy dell’Università di Potsdam e partner di Simply Rational del Max Planck Institute for Human Development di Berlino, risponde a queste domande nel suo ultimo volume dal titolo “Perché l’intelligenza umana batte ancora gli algoritmi”. 

In un futuro prossimo sempre più funzioni saranno gestite dalle macchine, che, secondo le previsioni, diventeranno in grado di evitare gli errori umani e assicureranno maggiore precisione, efficienza e risparmio. Sistemi di automazione sempre più sofisticati saranno capaci di produrre dialoghi e conversare come veri e propri esseri umani e anche la produzione di testi potrà essere affidata a computer che, grazie a memorie dati prodigiose, potranno sostituirsi agli scrittori di oggi con molta semplicità. Sulla base di queste considerazioni, il Professor Gigerenzer ricorda come oggi siano due le posizioni che si confrontano sul tema: da un lato c’è chi è convinto che affidarsi all’Intelligenza Artificiale porti a un sensibile miglioramento delle nostre vite, dall’altro, invece, c’è chi pensa con preoccupazione alla possibile riduzione della libertà e creatività umana in un modo sempre più sotto il controllo delle macchine.

Il libro

Perché l’intelligenza umana batte ancora gli algoritmi

Perché l'intelligenza umana batte ancora gli algoritmi

Autore: Gerd Gigerenzer

Anno: 2023

Editore: Raffaello Cortina Editore

Luogo di pubblicazione: Milano

Gerd Gigerenzer rifiuta di accettare la narrazione secondo cui l’Intelligenza Artificiale batte gli esseri umani e propone una tesi per fare chiarezza sul perché oggi sia fondamentale sostenere l’importanza del discernimento umano in un mondo automatizzato. Su cosa si basa la tesi di fondo del volume? Sull’idea che l’Intelligenza Artificiale possa trovare le sue applicazioni più proficue in un ambiente stabile, con leggi definite e costanti. In un ambiente di questo tipo, dove il futuro è uguale al passato, grandi quantità di dati risultano utili e le macchine potranno ben presto fare qualsiasi cosa meglio degli esseri umani. Ecco perché l’Intelligenza Artificiale eccelle, ad esempio, nei giochi da tavolo – ha dimostrato di saper sconfiggere i migliori umani negli scacchi – così come nel riconoscimento facciale impiegato nei controlli doganali o per sbloccare lo smartphone. Questi sono solo alcuni degli esempi che arricchiscono il volume e che confermano il principio del mondo stabile: le regole degli scacchi sono ben definite e risultano stabili nel senso che rimangono invariate in futuro. In altre parole, non esiste incertezza sulla loro natura e sul fatto che posso cambiare in altri contesti. Secondo il Professor Gigerenzer, dunque, «il principio del mondo stabile chiarisce che, con l’aumento della potenza di calcolo, le macchine ben presto risolveranno tutti i problemi emersi in situazioni stabili meglio degli umani […]. Grazie a questa intuizione, possiamo comprendere meglio quando gli algoritmi complessi alimentati da big data hanno probabilità di avere successo e quando invece gli umani sono indispensabili» (pp. 56-57). La potenza di calcolo, infatti, non ottiene grandi risultati in situazioni poco stabili, al contrario l’intelligenza umana si è evoluta proprio per far fronte a un mondo incerto a prescindere dalla quantità di dati disponibili.

Attingendo alla ricerca sul processo decisionale in condizioni di incertezza condotta presso il Simply Rational del Max Planck Institute for Human Development, Gerd Gigerenzer nutre così la convinzione che, quando sono coinvolti gli esseri umani, la fiducia in algoritmi complessi può creare illusioni di certezza che facilmente conducono a un disastro, e i big data possono risultare davvero fuorvianti rispetto al passato. Lo dimostrano molte delle applicazioni di Intelligenza Artificiale diffuse quotidianamente e prese in esame all’interno del volume, prima fra tutte quella che usa un algoritmo di abbinamento basato sulla personalità e sugli interessi per aiutare le persone a trovare un partner per la vita. Se nei giochi da tavolo è possibile prevedere tutte le mosse, con la mente umana, invece, ciò risulta impossibile poiché in una relazione le regole di condotta devono essere continuamente negoziate.

Al di là delle situazioni più o meno stabili che fungono da terra di scontro tra l’Intelligenza Artificiale e la mente umana, il volume del Professor Gigerenzer è un appassionato appello a mantenere alta l’attenzione circa le nuove tecnologie, che oggi sono diventate talmente profonde da sparire, intrecciarsi nel tessuto della vita quotidiana fino a non distinguersi più da essa. Come allora conservare un grado di libertà nei confronti di sistemi di automazione che hanno imparato a conoscere i nostri pensieri e guidano i nostri comportamenti? Per Gerd Gigerenzer la risposta risiede nel restare intelligenti in un mondo “intelligente”: «Restare intelligenti significa comprendere le potenzialità e i rischi delle tecnologie digitali, ed essere determinati a mantenere il controllo in un mondo popolato da algoritmi» (p. 13). Restare intelligenti, dunque, non significa prestare fede inconsapevolmente alla tecnologia, né vuol dire diffidarne ansiosamente. Al contrario, consiste nel comprendere quel che l’Intelligenza Artificiale può fare e quel che non è altro che la fantasia delle esagerazioni del marketing e della fede indiscussa nel mondo digitale.

Ambito di Intervento

Tecnologie per valorizzare il tocco umano

Il Centro Ricerche sAu porta avanti progetti di ricerca basati su un’idea di tecnologia a sostegno della libertà umana e del diritto dei soggetti a conoscere e a orientare i propri comportamenti sulla base dei valori in cui si riconoscono.

La recensione è a cura di

Marta Guarducci

Collaboratrice presso Centro Ricerche “scientia Atque usus” per la Comunicazione Generativa ETS,
Borsista di Ricerca in Sociologia dei processi culturali e comunicativi presso l’Università di Firenze