Cultura e società

Parole che lasciano il segno

La scrittura come strumento di dialogo, riflessione e cambiamento nelle scuole

di Tommaso Caleri | 05/06/2025

Di cosa parliamo in questo articolo? 

In questo articolo raccontiamo l’evento che si è tenuto martedì 3 giugno presso il cinema La Compagnia di Firenze, organizzato dal Centro Ricerche sAu e cofinanziato dalla Fondazione CR Firenze. L’iniziativa fa parte del progetto Lettere ad un maestro, una vera e propria sperimentazione di Scrittura Generativa che ha coinvolto alcune delle scuole superiori della Città Metropolitana di Firenze. 

Nato come momento conclusivo del percorso progettuale, l’evento si è trasformato  in una prima preziosa occasione di riflessione collettiva – con gli studenti, gli insegnanti e gli altri partecipanti – per condividere e confrontarsi sul lavoro svolto.

Questo articolo è rivolto in particolare ai giovani: a chi ama leggere, scrivere e riflettere, ma anche – e forse soprattutto – a chi considera queste attività “da sfigati”, perché viste come anacronistiche, lente o noiose. A loro lanciamo una sfida: provare a guardare con occhi nuovi ciò che troppo spesso viene dato per superato. Perché oggi, forse più che mai, c’è un urgente bisogno di parole. E di chi sappia usarle per capire, raccontare e cambiare il mondo. 

Ambito di Intervento

Cultura e società

Il Centro Ricerche sAu collabora da anni con scuole, Università, associazioni e istituzioni, lavorando sull’educazione alla cittadinanza attiva e consapevole per le giovani generazioni e sullo sviluppo delle competenze necessarie ad esercitarla.

Scuola e teatro: un’interpretazione dal vivo di sogni e idee

L’evento è stato un momento davvero speciale: un’occasione unica per mostrare i risultati concreti del progetto Lettere ad un maestro. Il Centro Ricerche sAu ha voluto dedicare un momento ai veri protagonisti di questa esperienza: le ragazze e i ragazzi delle scuole coinvolte.  Sul palco, le loro parole hanno preso vita grazie a una lettura scenica emozionante e coinvolgente, curata da lettrici e performer professioniste dell’Associazione Culturale Versiliadanza. Non una semplice lettura, ma una vera e propria interpretazione teatrale delle letture scritte durante il percorso: uno spettacolo dal vivo capace di dare voce, corpo e ritmo ai pensieri, alle riflessioni, alle emozioni dei giovani autori. 

Uno spettacolo intimo, riflessivo, capace di rallentare i tempi frenetici a cui siamo abituati, e che ha invitato tutti – pubblico compreso – ad ascoltare con attenzione, ad aprirsi, a imparare. A imparare qualcosa di importante su tematiche attualissime: il valore del verde urbano, il razzismo nello sport, il ruolo delle donne nella scienza, il 

Progetto

Lettere ad un maestro

Gli studenti e le studentesse scrivono a Don Lorenzo Milani

Una sperimentazione di Scrittura Generativa che ha coinvolto oltre 200 ragazzi e ragazze della Città Metropolitana di Firenze.

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rispetto delle differenze, l’empatia. Su quest’ultimo tema, una metafora è stata particolarmente efficace: quella dello “scambio degli occhiali”. Perché solo quando provi a guardare il mondo con gli occhi dell’altro puoi davvero capirne il punto di vista.

Senza dimenticare poi gli interventi dei relatori: personalità del mondo accademico e della comunità milaniana sono intervenuti per dare il loro contributo a questo tipo di iniziative, offrendo alle studentesse e agli studenti degli spunti preziosissimi per il loro futuro e per riflettere su loro stessi. 

Quelli che seguono sono brevi estratti di alcuni degli interventi più significativi che hanno animato l’evento.

Non rendono conto della ricchezza complessiva dell’esperienza, ma vogliono offrirne un assaggio.

Vi invitiamo pertanto a restare aggiornati sulle prossime iniziative promosse dal Centro Ricerche sAu: ci sarà spazio per nuove voci, nuove idee e, soprattutto, anche per voi.  Sarete i benvenuti!

Voci dal passato, idee per il futuro

Il primo a prendere la parola è stato Marco Sbardella, tutor di comunicazione che ha seguito passo dopo passo tutte le classi coinvolte nel progetto. Il suo intervento è stato l’occasione per raccontare il lavoro svolto insieme agli studenti – un percorso che, come ha ricordato, non sarebbe stato possibile senza la partecipazione attiva e appassionata degli insegnanti. Docenti sempre presenti, pronti a mettersi in gioco e a costruire insieme qualcosa di nuovo. Sbardella ha voluto sottolineare un concetto chiave: l’importanza della transdisciplinarietà, cioè della capacità di intrecciare saperi, visioni e linguaggi diversi. Mettere in comunicazione i contributi di ciascuno, valorizzare le idee dei ragazzi e dare spazio alla collaborazione è stato, secondo lui, uno degli elementi più preziosi del progetto. Ma non si è fermato qui. Ha rilanciato una provocazione interessante: e se tornassimo ad ascoltare alcune grandi figure del passato? San Francesco, Alessandro Manzoni, don Lorenzo Milani – nomi che spesso sembrano distanti, scolastici, persino noiosi. E invece, come ha detto con convinzione: “Quanto si potrebbe parlare di sostenibilità, pace e uguaglianza se si riesumasse il lavoro fatto da San Francesco? Questi sono personaggi tutt’altro che noiosi e lontani dalla realtà!” 

Il suo è stato un invito chiaro: non dare nulla per scontato, riscoprire la forza del pensiero collettivo e l’attualità delle parole di chi ci ha preceduti. Perchè è da lì che si può ripartire. E chiunque può farlo. Giovani e adulti. Insieme.

In difesa della scrittura

Alessandra Anichini ha condotto il suo intervento con la forza di un’arringa appassionata, una vera difesa del valore della scrittura – troppo spesso data per scontata, dimenticata, perfino screditata. Scrivere, ha detto con decisione, non è un gesto semplice. È faticoso, richiede tempo, richiede ascolto. Ma è anche necessario, inevitabile.

Scriviamo per mille ragioni: per un bisogno estetico, narcisistico, creativo. Scriviamo perché fin dall’alba dei tempi sentiamo l’urgenza di raccontare delle storie. Scriviamo perché le parole hanno il potere di trasformare il mondo.

È in questo spazio complesso e fertile che si inserisce la Scrittura Generativa. Anichini ha posto una domanda apparentemente semplice: “Cosa genera la scrittura?” 

Da qui ha guidato studentesse e studenti – e non solo – in un viaggio nel significato profondo di questo gesto. Scrivere “genera”, nel senso più ampio del termine. Ma genera cosa? E soprattutto: la scrittura, in quella frase, è il soggetto o il complemento oggetto?

La risposta è: entrambe le cose.

Ed è proprio in questa ambivalenza che si racchiude il cuore della Scrittura Generativa. Non ha nulla a che fare con gli strumenti digitali o con l’intelligenza artificiale. È “generativa” perché produce conoscenza, perché costruisce connessioni, perché mette il sapere al servizio della collettività. È generativa perché è “azione”, ma anche “relazione”. 

Esattamente ciò che hanno fatto le ragazze e i ragazzi delle classi coinvolte nel progetto: hanno scritto sì, ma hanno anche generato senso, comprensione, comunità.

Perché le nuove generazioni sboccino

Don Andrea Bigalli ha scelto di parlare solo ai giovani. Nessuna retorica, nessuna consolazione. Il suo è stato un discorso diretto, schietto, quasi crudo. In un mondo – e in un Paese – che troppo spesso sembra remare contro le nuove generazioni, che cerca di spegnere sogni e desideri con cinismo e manipolazione, il suo intervento è stato una vera chiamata all’azione.

Ha esortato ragazze e ragazzi a credere in sé stessi, nelle proprie idee, nella forza – reale e concreta – che hanno per cambiare le cose. Citando Albert Camus: “Mi rivolto, dunque siamo.”

Un invito a non rassegnarsi, a non piegarsi di fronte alle brutture del presente, a non accettare passivamente ciò che non funziona. A non credere mai a chi cerca di convincerci che il cambiamento sia inutile, impossibile, fuori portata.

Con parole forti, cariche di urgenza, ha detto: “Riprendetevi le vostre vite, perché nessuno lo farà per voi.” Un messaggio che viene da chi ha visto molte contraddizioni, da chi conosce quanto può essere spietata la realtà che viviamo. Ma anche – e soprattutto – da chi crede davvero nei giovani. Nella loro capacità di sognare, di indignarsi, di costruire mondi nuovi. Parole, quelle di don Bigalli, che bruciano, ma che illuminano. Perché il futuro non è scritto. Ed è proprio nelle mani di chi oggi ha il coraggio di prenderlo sul serio.

Scrivere per restare umani

Luca Toschi ha lanciato un appello chiaro e potente: è tempo di ridare dignità alla scrittura, al sapere, e al bisogno – sempre urgente – di allenarsi a pensare e a scrivere con consapevolezza. 

“Pensare ad un ragazzo che non abbia di meglio da fare se non scrivere,” ha detto provocatoriamente “è tutt’altro che una pratica da sfigati!” 

Nel mondo frenetico di oggi, dove ogni secondo è occupato da notifiche, distrazioni e stimoli continui, la scrittura appare come un gesto controcorrente. Ma è proprio per questo che è rivoluzionaria. Scrivere significa prendersi il proprio tempo, scegliere con cura le parole, ascoltare gli altri e sé stessi, reagire alla superficialità con lentezza, metodo e profondità.

È un atto critico, creativo, intelligente. È una forma di resistenza.

Ma soprattutto: è una forma di cambiamento.

Perché scrivere non serve solo a esprimersi. Scrivere serve a capire il mondo e, se necessario, a cambiarlo.

Toschi ha ricordato una verità essenziale: la storia dell’umanità comincia proprio con l’invenzione della scrittura. È attraverso le parole che l’uomo ha iniziato a lasciare traccia, a riflettere, a trasmettere conoscenza.

E in un tempo in cui si parla tanto di intelligenze artificiali, scrivere diventa un modo concreto per conservare ciò che ci rende umani. Perché la scrittura non è solo un mezzo. È una postura mentale, un modo di stare al mondo. E di immaginarne uno migliore.

Quando a parlare sono i ragazzi

Una delle cose più belle – e più vere – accadute durante l’evento è stata proprio questa: i ragazzi hanno voluto parlare. E lo hanno fatto con entusiasmo, emozione e, soprattutto, coraggio.

La passione maturata durante i workshop organizzati dal Centro Ricerche sAu – che ha coinvolto direttamente un tutor presente nelle classi – si è fatta sentire forte e chiara. Le sei classi partecipanti non hanno nascosto l’apprezzamento per il lavoro svolto: applausi sinceri, sguardi attenti, silenzi carichi di emozione durante le letture sceniche delle lettere. 

E poi, una volta finito lo spettacolo, nessuno ha avuto voglia di restare in silenzio. Almeno un rappresentante per classe è salito sul palco per raccontare com’è stato scrivere quella lettera, condividere un aneddoto vissuto durante i laboratori, ricordare un momento in cui, magari, ci si è sentiti più vicini agli altri. Nessuna paura di parlare davanti a tutti. Solo voglia di esserci. Di dire: “Noi ci siamo stati, e questo è ciò che abbiamo vissuto.” 

 

(I video, per poter funzionare, vanno prima caricati su YT)

In un paio di casi, gli insegnanti non hanno potuto partecipare all’evento. Ma le classi non si sono tirate indietro: hanno parlato anche a nome loro, ringraziando con maturità e consapevolezza, dimostrando di aver davvero colto lo spirito del progetto.

Anche i docenti presenti hanno voluto esprimere il proprio apprezzamento, sottolineando il valore educativo dell’esperienza e la coerenza dei contenuti trattati con i percorsi didattici dell’anno scolastico.

È stato un evento vissuto, condiviso, partecipato, dove la scrittura ha fatto da ponte, e che i ragazzi hanno dimostrato di saper attraversare a passo sicuro.

Allo stesso modo, anche gli insegnanti hanno dimostrato il loro apprezzamento per il progetto, ringraziando di aver trattato le tematiche pertinenti all’anno scolastico e del percorso di formazione ricevuto.

Una giornata da ricordare. E da replicare 

Quanto emerso durante l’evento del 3 giugno non è stato solo interessante o emozionante. È stato, prima di tutto, solido, scientificamente fondato e costruito sul lavoro rigoroso del Centro Ricerche sAu e sul contributo di figure autorevoli nei rispettivi ambiti di ricerca e didattica. Ogni parola, ogni tema affrontato – dall’ambiente all’uguaglianza, dall’empatia al valore della scrittura – è stato trattato con cura, rispetto e attenzione verso la complessità. E proprio per questo, l’iniziativa ha saputo parlare ai ragazzi, agli insegnanti e a tutti i presenti: perché ha unito contenuto e coinvolgimento, riflessione e creatività, rigore scientifico e passione educativa.

Chi c’era ha partecipato in modo attivo, entusiasta, consapevole.

 

Ma questa esperienza non finisce qui.

Se sei uno studente curioso, un docente interessato o una scuola in cerca di percorsi formativi innovativi, aperti e ben radicati nel presente, questo progetto è pronto ad accoglierti. La Scrittura Generativa non è un’esperienza da vivere solo una volta, ma un metodo da portare avanti, insieme.

 

Perché in fondo, scrivere – oggi più che mai – è un atto rivoluzionario.

E collettivo.

Autore

Tommaso Caleri

Laureato in Pratiche, linguaggi e cultura della comunicazione presso l’Università degli Studi di Firenze. È collaboratore presso il Centro Ricerche “scientia Atque usus” per la Comunicazione Generativa ETS.